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Coldiretti: alcuni tra i cibi più pericolosi per la salute


Sono i prodotti alimentari potenzialmente più dannosi perché pieni di sostanze chimiche nocive.
Ecco cosa evitare, dal pesce che viene dalla Spagna al pollo dell’Olanda.

Residui chimici, microtossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti: sono sostanze contenute in tanti dei cibi che mangiamo, e che hanno fatto scattare il maggior numero di allarmi – in tutto 2925 – per rischi alimentari nell’ ultimo anno in Europa. Lo ricorda Coldiretti, che al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio ha presentato la lista nera dei cibi più pericolosi, scegliere il Made in Italy è una garanzia di sicurezza.

A noi consumatori non resta che ricordare di leggere le etichette, cercando – dove è indicato – prodotti italiani: il nostro è il paese più sicuro, con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,5%), che è una quota inferiore di 3,2 volte alla media UE. Certo sono ancora poche le etichette «trasparenti», ma la battaglia che il nostro Paese sta conducendo in Europa è aperta, e ha avuto successo per i prodotti caseari, Latte e formaggi: ora sapremo sempre da dove provengono.

È tempo di maggiore chiarezza e trasparenza per latte, formaggi, burro, yogurt e latticini vari. Da oggi è infatti diventato obbligatorio indicare in etichetta l’origine della materia prima dei prodotti lattiero caseari. Bisognerà farlo in modo visibile e facilmente leggibile, così da consentire a noi consumatori di scegliere consapevolmente cosa acquistare e portare sulla tavola.

Potremo conoscere il Paese nel quale è stato munto il latte e quello in cui è stato lavorato o trasformato. Nel caso in cui si tratti dello stesso territorio, troveremo una sola dicitura (ad esempio «origine del latte: Italia»). Quando queste operazioni avvengono invece al di fuori dell’Unione europea, leggeremo l’indicazione «Paesi non UE».

Sono esclusi dalla normativa solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi all’origine e il latte fresco già tracciato. Dal 16 ottobre 2017 troviamo in commercio solo «latticini trasparenti». Tutte le risposte ai vostri dubbi dall’Associazione Italiana Lattiero Casearia.

Olio
Vi fermate mai a leggere l’etichetta degli alimenti che comprate e mangiate? Non è una abitudine comune, ma è molto utile per sapere quello che finisce sulla nostra tavola. Una novità arriva in questi giorni per l’olio, arriva la nuova etichetta alimentare.
Il regolamento 1096/2018 è entrato in vigore il terzo giorno successivo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, quindi il 6 agosto scorso.
Solo in merito alle caratteristiche chimiche in etichetta, il regolamento si applica sei mesi dopo l’entrata in vigore (6 febbraio 2019), quindi con la nuova campagna olearia.

Il legislatore comunitario ha teso così a rendere più omogenee le diciture presenti sulle etichette in materia di campagna di produzione, prevedendo due sole possibilità:
1) campagna di commercializzazione, la prossima sarà la 2018/19
2) mese e anno in cui sono state molite le olive
E’ evidente che la scelta su quale indicazione fornire spetta solo all’operatore.

Nella parte frontale della bottiglia devono esserci caratteristiche e origine secondo quanto stabilito dalla Commissione europea con la regolamentazione sulla trasparenza delle informazioni.
Si capirà subito così se l’olio è italiano.

Cosa cambia per le bottiglie di olio al ristorante?
Gli Stati membri dell’Unione possono stabilire norme a livello nazionale perché sia obbligatorio l’uso di sistemi di chiusura che ne impediscono il riempimento dopo l’esaurimento del contenuto. Non saranno riutilizzabili e quindi non si potranno riempire con olio diverso da quello segnalato nell’ etichetta della bottiglia.

A cosa serve l’etichetta chiara?
La trasparenza dell’etichetta è una forma di tutela dei consumatori e anche di lealtà della concorrenza. Il ministero della Salute ricorda che l’etichetta deve essere facilmente leggibile, deve contenere la quantità, la modalità di conservazione, l’origine o la provenienza e le modalità di fabbricazione, non deve indurre in errore o attribuire al prodotto proprietà curative. Il sito Io leggo l’etichetta ha lanciato una petizione perché la tracciabilità resti alta e si mantenga obbligatoria l’indicazione dello stabilimento di produzione.

L’approfondimento continua sul prossimo articolo.

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